Cavicchioli: “non abbandonate gli imprenditori”!

Oltre il danno, la beffa. Non bastava il calo di fatturato di 1 milione di euro a seguito del sisma: la Imballaggi Cavicchioli, impresa leader specializzata in scatole di cartone ondulato, dovrà adeguare tutti e cinque i capannoni dal punto di vista sismico e ancora non sa se avrà diritto a qualche contributo. È iniziato sotto il segno dell’incertezza il 2013 per la Imballaggi Cavicchioli, dopo che il sisma ha imposto ad alcuni clienti importanti dell’azienda la delocalizzazione o, addirittura, la chiusura. “Lo stato d’emergenza in cui ci siamo ritrovati imponeva una gestione completamente diversa del dopo terremoto – attacca Riccardo Cavicchioli, socio dell’azienda di famiglia, le cui radici affondano al 1946 – Se avessero voluto veramente garantirci le condizioni per ripartire, avrebbero dovuto fornirci strumenti immediati, da integrare con controlli successivi. Invece ci ritroviamo invischiati nei gangli della burocrazia, in uno stato che è ancora di forte emergenza, con gente che dà tutto quello che ha per sopravvivere economicamente. Parallelamente, però, siamo certi dei costi cui dovremo fare fronte per adeguare i nostri cinque capannoni alle nuove norme sismiche, una penalizzazione rispetto ai nostri concorrenti distanti pochi chilometri da qui, ma fuori dal cratere. Dovremo spendere 300mila euro per quest’adeguamento, ma non abbiamo ancora la certezza alcuna di ottenere qualche contributo. Nel frattempo, il fatturato 2012 è calato a 3 milioni e mezzo di euro, del 20% rispetto al 2011. E non sappiamo quanti dei nostri clienti del cratere, primo bacino di riferimento, appartenenti a settori che spaziano dal tessile all’alimentare, dal biomedicale alla meccanica, riescano a resistere”. E siccome Cavicchioli è attivo anche sul fronte dell’associazionismo – è cofondatore di Cis, il consorzio scatolifici italiano, nato per dare voce ad una sessantina di aziende che producono imballaggi in cartone ondulato – ha cercato di fare valere le proprie istanze insieme ad altri imprenditori. “La Lapam, di cui faccio parte, ha proposto la creazione di una no tax area. – prosegue Cavicchioli – Proposta che non è decollata. A quel punto ci aspettavamo che arrivassero i soldi che ci hanno promesso. E invece niente. Qui, quando avranno finito i controlli antimafia sui costruttori non ci sarà più bisogno di capannoni nuovi e quando ci saranno i soldi, probabilmente non ci saranno più imprese da finanziare”.

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